I dati del 2017 confermano le difficoltà di un settore, che nel corso dell’ultimo quinquennio ha subìto un progressivo assottigliamento del tessuto imprenditoriale, non riuscendo ad adattarsi ai cambiamenti strutturali che la recente crisi imponeva al mondo del commercio. La provincia di Treviso evidenzia un’ulteriore contrazione (-0,5%, pari a -102 unità locali), anche se si delinea un graduale contenimento dal 2015, con variazioni tendenziali negative di anno in anno sempre meno consistenti. Sono le attività al dettaglio a manifestare le maggiori problematicità (-1%, pari a -115 unità locali), nel complesso delle diverse categorie merceologiche, mentre l’ingrosso torna a crescere di misura (+0,1%, pari a +13 unità locali), dopo un lungo periodo di recessione. In particolare, si evidenzia un peggioramento più consistente all’interno dei mercati del “Moda-Fashion” e dell’“Alimentare”, che mantengono il trend negativo caratterizzante il periodo precedente, con una differenza di -86 e -24 localizzazioni rispetto al 2016. Tendenzialmente, si tratta di un fenomeno generalizzato, che coinvolge tutte le categorie, ad eccezione di quella degli “Autoveicoli e motocicli”, l’unica a mantenere un andamento positivo nel corso dell’intero quinquennio, con +49 nuove unità locali nel 2017. Anche il commercio di prodotti di “Elettronica e telecomunicazioni”, che fino al 2016 aveva registrato ottime performance a livello provinciale, durante l’ultimo anno subisce una flessione (seppur minima di -7 unità locali), in controtendenza con il dato positivo riscontrato nel complesso della regione. Nonostante questo ulteriore contenimento del tessuto imprenditoriale, il settore si dimostra molto prolifero dal punto di vista occupazionale, sia nelle attività al dettaglio che all’ingrosso, conseguendo per il terzo anno consecutivo un incremento generale delle posizioni di lavoro dipendente (+715 posti di lavoro). Da un punto di vista generazionale, il mercato favorisce ancora una volta la componente giovanile (+945 posizioni), che negli ultimi tre anni continua a sostenere buoni margini di crescita, sul livello di quelli rilevati nel periodo antecedente la crisi. Sempre in difficoltà i lavoratori con più di 30 anni (anche se in recupero rispetto al 2016), la cui performance negativa (-230 posizioni) è imputabile quasi esclusivamente alla fascia over 55. Continuano a diminuire le forme a tempo indeterminato (-465 posizioni) e i flussi occupazionali derivanti dalle trasformazioni (-25,7%), in particolare da quelle del tempo determinato (fenomeno già iniziato nel 2016 e intensificatosi nel 2017). È proprio quest’ultimo che, a seguito di un aumento generalizzato e progressivo dei flussi, torna a registrare un numero di assunzioni superiore a quello della somministrazione e conferma il suo maggior peso nel computo del saldo globale del settore (+960 posizioni). Mentre il lavoro parasubordinato si stabilizza su valori del saldo nulli, il contratto a chiamata vive un momento di riscoperta anche nel contesto settoriale del commercio, con un afflusso straordinario di attivazioni (+161,5%) e un totale di +300 posizioni lavorative acquisite nel corso dell’anno, una (per ora) temporanea apertura del mercato che trova probabilmente spiegazione nelle modifiche normative introdotte nei voucher e nella sospensione della relativa applicazione da marzo a luglio del 2017.