I primi dati del 2018 sembrano avvalorare i buoni risultati riscontrati nel corso del 2017: nel suo complesso, l’economia trevigiana mantiene un trend di crescita (+0,1%), anche se più contenuto
rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente (+0,3%). Continua la recente fase di sviluppo del settore primario (+0,5%), a ritmi meno incalzanti del 2017, mentre l’industria torna a
manifestare valori negativi (-0,3%), dopo un anno tendenzialmente stabile. In aumento costante il terziario (+0,2%), con un apporto totale di +107 realtà imprenditoriali, in gran parte provenienti da
aziende consolidate con sede fuori provincia. A far da traino sono sempre i comparti dei servizi (+0,9%) e del turismo (+0,4%), mentre il commercio (-0,8%) non sembra lasciar trasparire segnali di
miglioramento. Al 1° semestre 2018, sono 55.516 le unità locali terziarie stanziate nel territorio trevigiano. Sul fronte del lavoro autonomo, in controtendenza con i risultati negativi del 2017,
il 1° semestre del 2018 evidenzia un incoraggiante incremento di imprenditori in provincia (+0,1%), che porta alla nascita di +96 nuove figure professionali. All’interno di questo scenario favorevole,
ritrovano spazio la componente femminile (+0,3%) e quella italiana (+0,2%), contraddistinte in passato da trend di decrescita costante. Continua, tuttavia, il fenomeno di invecchiamento delle figure
imprenditoriali già riscontrato in precedenza: non solo calano i giovani under 30 (-8,4%), ma risultano in crescita unicamente le fasce d’età dai 50 ai 69 anni (+3,1%) e dai 70 in su
(+9,5%). Inatteso il calo, seppur minimo, degli imprenditori stranieri (-0,1%). Buoni i riscontri anche dal punto di vista occupazionale in questa prima parte dell’anno, che sembra favorire nuovamente
i giovani e, in modo particolare, il settore turistico. Un mercato del lavoro, quello del terziario trevigiano, che conferma la sua solidità, nonostante un evidente ridimensionamento dei saldi avvenuto
rispetto allo stesso periodo del 2017 e giustificato, in gran parte, dal rientro dall’effetto voucher che ha caratterizzato eccezionalmente il secondo trimestre di quell’anno. Mentre i flussi
del lavoro dipendente e di quello parasubordinato risultano in crescita, il lavoro “a chiamata” registra, infatti, un calo delle attivazioni contrattuali (-15,2%) ed un cospicuo aumento delle
cessazioni (+26,6%). Tuttavia, anche nel 1° semestre del 2018, è questa forma contrattuale a regalare al settore il numero più elevato di posizioni lavorative (+890 posti di lavoro),
seguita dal lavoro dipendente (+345 posti di lavoro) e infine da quello subordinato (+270 posti di lavoro). L’analisi delle dinamiche interne al lavoro dipendente evidenzia poi una sorprendente
controtendenza rispetto agli andamenti rilevati nel corso della precedente annualità, caratterizzata da un ulteriore indebolimento dei contratti a tempo indeterminato e da un ritorno in massa
all’utilizzo da parte delle aziende del lavoro a tempo determinato. In questi primi sei mesi dell’anno, tuttavia, si verifica un inaspettato aumento delle trasformazioni contrattuali
confluenti nel tempo indeterminato (+56,7% rispetto al 1° semestre del 2017), l’85% delle quali provenienti da contratti a termine. Un fenomeno, questo, che porta il mercato del lavoro terziario
della provincia a chiudere il semestre con l’acquisizione di +735 nuove posizioni lavorative a tempo indeterminato e la perdita di -1.560 posti di lavoro a tempo determinato, introducendo
un’ipotetica nuova fase di consolidamento per l’economia della Marca Trevigiana, contradistinta da un ritorno agli investimenti nel capitale umano.