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Turismo

Nel corso del 2017 il turismo continua a manifestare segnali di sviluppo (+0,7%, pari a +50 unità locali), in linea con le tendenze degli ultimi anni, confermandosi un settore prospero per il territorio trevigiano. Nonostante si tratti di una crescita inferiore a quella del 2016 (+2,3%, pari a +164 unità locali), il fenomeno è comunque significativo, perché evidenzia le potenzialità di un mercato che, pur rappresentando solo il 13% dell’economia terziaria provinciale, si dimostra costantemente in evoluzione. Mentre i “Servizi turistici” in senso stretto mantengono un andamento lineare positivo (+0,3%), i dati del 2017 rafforzano i segnali di ripresa - intravisti durante il 2016 - delle attività attinenti la sfera del “Tempo libero” (+3,1%), che conglobano ben il 66% delle nuove imprese nate nel settore. Sono in particolare le “Attività sportive e centri benessere” a conseguire il risultato migliore, apportando un totale di +20 localizzazioni nella provincia di Treviso. Buona anche la performance delle organizzazioni legate al mondo dell’“Arte, cultura e intrattenimento”, che vedono la nascita di +13 imprese, tornando agli standard di crescita rilevati nel 2013. Nel complesso del settore, non si può non notare il calo di -8 localizzazioni registrato dalle attività di “Ristorazione”, il primo valore negativo conseguito negli ultimi dieci anni, nonostante possa trattarsi di un semplice effetto di stabilizzazione a seguito del cospicuo incremento avvenuto nel 2016 (+99 unità locali). Protagonisti, invece, di un progressivo e costante sviluppo gli “Alberghi e strutture ricettive”, che anche nel 2017 confermano la loro condizione favorevole, aumentando l’indotto di +22 nuove attività. Dal punto di vista occupazionale, il settore turistico gode di un mercato del lavoro in salute, con una crescita occupazionale all’interno della Marca Trevigiana di +440 posizioni lavorative dipendenti (un bilancio positivo, anche se dimezzato rispetto a quello del 2016), che ha favorito l’inserimento dei più giovani (53,6% delle assunzioni totali), prevalentemente attraverso contratti a tempo determinato (+860 posti di lavoro) o di apprendistato (+135 posti di lavoro). Anche in questo contesto, il tempo indeterminato sta tornando a registrare i valori negativi antecedenti l’introduzione del Jobs Act: se, da un lato, le trasformazioni provenienti dalle altre forme contrattuali mantengono ancora dei buoni volumi, dall’altro, si registra un ulteriore calo delle assunzioni (-24,2%), fenomeno che induce ad una riduzione del saldo finale di -575 posizioni lavorative (differentemente da quanto successo nel commercio, dove la perdita di posizioni del 2017 è da imputare principalmente alla diminuzione delle trasformazioni). Stabili le forme parasubordinate (+20 posti di lavroro), mentre l’istituto del lavoro a chiamata è protagonista di una ripresa occupazionale straordinaria (+1.905 posti di lavoro) rispetto ai risultati negativi degli anni precedenti, grazie ad un eccezionale aumento dei flussi occupazionali (+291,7% le attivazioni e +164,7% le cessazioni) già a partire dalla prima parte dell’anno, intensificatosi poi dopo il mese di giugno. Un fenomeno che può trovare una plausibile spiegazione nell’introduzione del Decreto Legge n. 25 del 17 marzo 2017, che stabilisce l’abrogazione dei voucher lavoro e a fronte del quale i datori di lavoro si sono obbligatoriamente trovati a dover regolarizzare le prestazioni di lavoro saltuarie, facendo ricorso ad altre tipologie di assunzione, come il contratto di lavoro intermittente.

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