A seguito del recente sviluppo dell’e-commerce, che negli ultimi anni ha imposto alle aziende una ridefinizione dei ruoli e una vera e propria ristrutturazione interna, il comparto del commercio sta assumendo una nuova conformazione. Se, da una parte, nel precedente quinquennio l’occupazione è tornata a fiorire con uno stabile aumento dei posti di lavoro (+2.815 posizioni dipendenti dal 2015), dall’altra, in provincia sono continuate a diminuire le localizzazioni, processo che ha condotto alla chiusura di ben -812 unità locali dal 2015 (con un tasso medio annuo di decrescita del -3,8%). È in atto un processo di consolidamento, che sta portando le aziende a strutturarsi maggiormente e ad investire in nuovo capitale umano. A fine 2019, il settore del commercio è rappresentato da un totale di 20.781 attività in provincia di Treviso. Nel corso dell’anno si riscontra un trend di crescita negativo (-1,3%), simile a quello rilevato nel 2018 (-1,4%). La più colpita è la vendita al dettaglio (-1,9%), che nell’ultimo quinquennio perde -624 imprese (il 76,8% delle chiusure complessive del comparto). Tra le categorie merceologiche più in crisi quella del “Moda-Fashion” (-4,0% pari a -141 attività), specialmente per ciò che riguarda lo scambio di tessuti, confezioni per adulti, calzature e accessori. Continua a tenere la vendita di “Autoveicoli e motocicli” (+2,0% pari a +24 attività), unica categoria in crescita dal 2012. In costante aumento anche il “Commercio online”, che dal 2015 registra un incremento del +49,8% pari a +112 nuove imprese, metà delle quali nate nel corso del 2019.
Rispetto al progressivo ridimensionamento imprenditoriale del settore, il mercato del lavoro del commercio continua consolidarsi, sull’onda del trend favorevole iniziato nel 2015. Nonostante una lieve contrazione dei flussi occupazionali, il bilancio del lavoro dipendente è positivo anche nel 2019, seppur più contenuto (+260 posti di lavoro, contro i +625 del 2018). A giovarne maggiormente sono i lavoratori dell’ingrosso, dai quali dipende la quasi totalità del saldo (nelle attività al dettaglio si registra un importante aumento del +42% nelle cessazioni, che vanno ad eguagliare le assunzioni verificatesi nel corso dell’anno). Mentre i giovani under 30 e gli impiegati stranieri migliorano i risultati del 2018, il personale connazionale più adulto (-620 posizioni) e quello femminile (+65 posizioni) riscontrano maggiori difficoltà. Anche all’interno del commercio è il lavoro a tempo indeterminato ad influire maggiormente sul bilancio positivo del comparto. Nonostante il lieve calo registrato nelle assunzioni dirette (-1,6%), la sostanziosa affluenza di trasformazioni contrattuali (+39,9%) - provenienti principalmente dal lavoro a tempo determinato - è sufficiente a garantire al settore un surplus di +865 posizioni lavorative. In sensibile aumento le movimentazioni nell’apprendistato, che chiude l’anno positivamente, con l’apporto di +140 nuovi posti di lavoro. Molto diversa, invece, la situazione per il lavoro a tempo determinato, nel quale - a seguito delle manovre introdotte dal Governo nel corso del 2018 (anno in cui si era già assistito alla perdita di oltre 1.000 posti) e del numero ingente di contratti commutati a tempo indeterminato - evidenzia un’ulteriore diminuzione dei flussi occupazionali e del relativo saldo (-735 posizioni). Mobilità in ribasso anche per i contratti parasubordinati e “a chiamata”, entrambi con un saldo di fine periodo vicino allo zero.