Al 31 dicembre 2019, il settore dei servizi è il vero caposaldo dell’economia provinciale: rappresenta il 28,3% delle imprese trevigiane, una percentuale superiore perfino all’industria (che si attesta al 27,2%). Negli ultimi 5 anni ha mostrato una crescita lineare in tutto il territorio regionale, apportando un totale di +1.256 nuove realtà imprenditoriali solo nella Marca Trevigiana, con un tasso di crescita medio annuo del +4,8%. Anche i dati occupazionali evidenziano la solidità del comparto, con una media di +3.313 nuovi posti di lavoro all’anno (se ne contano +16.565 dal 2015), nonostante il forte contenimento dei flussi di alcune forme subordinate verificatosi nel corso del 2019, a seguito dell’introduzione del Decreto Dignità. Nel 2019, la crescita del terziario è sostanzialmente sostenuta dal comparto dei servizi (+1,2%), che raggiunge le 27.531 unità locali in provincia di Treviso. è il “Terziario avanzato” (+2,5%), nello specifico, a fornire il maggior apporto di localizzazioni, con un totale di +156 nuove imprese. Gli incrementi più evidenti, in termini percentuali, provengono dai servizi di “Vigilanza e supporto” (+4,5%) e dalle “Attività professionali e consulenze” (+3,1%), che solo negli ultimi 5 anni aumentano rispettivamente di +243 e + 386 unità locali. In rialzo anche i “Servizi finanziari” (+1,4%), dopo l’anno di crisi del settore bancario. Tra le categorie in perdita, si segnalano i “Trasporti, magazzinaggio e logistica” (-1,4%), che vedono la chiusura di ben -111 attività dal 2015, e le “Comunicazioni e telecomunicazioni” (-4,0%).
Dal punto di vista occupazionale, si delinea un mercato del lavoro più debole rispetto ai valori registrati nel 2018. Il lavoro dipendente subisce un’importante contrazione nei flussi, che porta il settore a concludere il 2019 positivamente (+2.095 posti di lavoro), ma con un saldo dimezzato dall’annualità precedente. Un fenomeno dovuto principalmente alle attività del “Terziario avanzato” (che passano da un bilancio di +2.300 lavoratori attivi nel 2018 a +275 nel 2019) e in particolare alla riduzione delle movimentazioni relative alle “Agenzie di somministrazione” (che passano da un bilancio di +1.615 nel 2018 a -200 nel 2019). I più colpiti da tale contingenza risultano i maschi, gli over 30 e i lavoratori stranieri, con valori più che dimezzati nei saldi di fine periodo. L’irrigidimento prodotto dalla nuova normativa introdotta dal Decreto Dignità ha avuto notevoli effetti sul lavoro somministrato, all’interno del quale le assunzioni a termine hanno subìto una riduzione del -32,2%, rispetto ai dati del 2018, provocando una perdita di -1.005 posti di lavoro; compensa in parte tale risultato negativo lo “Staff leasing”, in continua crescita da 2017, con un bilancio positivo di +665 lavoratori attivi a dicembre del 2019. In ulteriore diminuzione anche il lavoro a tempo determinato, con un saldo di -1.040 posizioni lavorative, principalmente dovuto al deflusso di trasformazioni contrattuali (+38,6%) confluite nel lavoro a tempo indeterminato. è quest’ultimo, con un surplus di +3.255 posti di lavoro a fine periodo, a determinare sostanzialmente la buona performance dell’occupazione dipendente, aumentando le posizioni lavorative di oltre 2.000 unità rispetto al 2018, anche grazie ad una maggior domanda da parte delle aziende (+14,1%). Positivo il bilancio dell’apprendistato (+220 posizioni lavorative), dimezzatosi dal 2018 a causa di un discreto aumento delle cessazioni (+17,4%). Stabile il lavoro parasubordinato, mentre quello “a chiamata” evidenzia un discreto aumento delle cessazioni (+10,3%), che porta ad un contenimento del saldo rispetto al 2018.